Salvo Russo Inviato il 9 /11 /2010 alle ore 19:3 | Carissima Barbamamma, certamente non deve essere facile per lei trovarsi nella situazione di persona che collabora con la società presso la quale sua figlia è in forte difficoltà. Per questo, le sono vicino. Riguardo sua figlia, c'è da dire che è in un'età particolarmente difficile (sia umanamente che sportivamente). Infatti, mentre vive gli inevitabili cambiamenti psicofisici legati alla pubertà ed i conseguenti scontri generazionali, al tempo stesso, questa è l'età in cui si capisce se il giovane atleta ha quel talento particolare che potrà dargli un chance sportiva nella vita. Statisticamente, solo pochi possiedono questo dono della natura ed a tutti gli altri non rimane che accettare la realtà. Da quanto mi scrive, non riesco a capire quale dei due aspetti sopraelencati possa prevalere in sua figlia. Di certo c'è che lei sta soffrendo. Davanti ad una simile situazione, mi sento di consigliarle di parlare con sua figlia. Se, da una parte, non è possibile eliminarle la sofferenza legata alla pubertà, dall'altra lo sport dovrebbe essere un momento di espressione positiva di se stessi, di gioco e divertimento (anche in un ambito agonistico). Se così non fosse, non escluderei la possibilità di un cambimento di squadra o addirittura di specialità sportiva. Lo sport è fatica, cultura del sacrificio e del lavoro, abnegazione, rinuncie, ma deve sempre essere legato alla gioa di vivere. Il giovane atleta deve imparare a superare i momenti difficili, ma la sofferenza a 16 anni non può essere troppo intensa e duratura.... |