L'obiettivo del rilassamento
è controllare il livello di attivazione al fine di gestire
stati d'ansia e di tensione psicofisica. Il rilassamento è,
probabilmente, tra le tecniche di preparazione mentale, quella più
conosciuta ed accettata. Nonostante ciò, tale pratica ancora
troppo spesso viene lasciata alla libera iniziativa del singolo
atleta (che ne sente il bisogno) e stenta a far parte sistematica
dell'allenamento psicofisico dell'individuo. I benefici che ne possono
derivare sono notevoli: dal miglioramento della qualità di
tutto il periodo di allenamento alla gestione ed ottimizzazione
delle ore pre-gara fino alla creazione di una base solida su cui
instaurare un serio progetto di preparazione mentale. I modi con
si può ottenere un buon rilassamento sono diversi, basti
pensare al Training Autogeno di Schultz (in cui il termine
Autogeno vuole mettere in risalto come le modificazioni psichiche
e somatiche vengono provocate autonomamente dal praticante, adattando
il metodo alle proprie esigenze), al Rilassamento Progressivo
di Jacobson (che prevede un rilassamento generale dell'intero
corpo ed un rilassamento differenziale col quale si insegna, nei
gesti della vita quotidiana, ad utilizzare solo i muscoli impegnati
in posture o movimenti, lasciando rilasciati gli altri) o alle tecniche
di origine orientale (quali lo joga e lo zen). La
cosa importante è che, a prescindere dalla tecnica utilizzata,
il soggetto deve raggiungere bene l'obiettivo: il controllo del
livello di attivazione psicofisica.
Una procedura di rilassamento può prevedere tre fasi differenti
da svilupparsi progressivamente:
1. esercizi di contrazione-decontrazione di specifici distretti
muscolari: la tecnica consiste nel contrarre gradualmente specifici
gruppi muscolari, mantenerli in tensione isometrica per alcuni secondi,
ed infine rilasciarli;
2. modulazione del ritmo respiratorio: concentrazione sulle
sequenze inspirazione-espirazione ed induzione di un ritmo respiratorio
diaframmatico-addominale, caratterizzato da respiri lenti e profondi
(mentre respiri rapidi e superficiali segnalano al cervello le presenza
di pericolo, respiri lenti e profondi comunicano alla mente di rilassarsi).
Attraverso una respirazione lenta e completa, si favorisce l'instaurarsi
di uno stato di rilassamento facendo prestare attenzione al gioco
di tensione-distensione muscolare dell'addome e del torace;
3. abbinamento di esercizi di contrazione-decontrazione muscolare
ed esercizi respiratori: contrazione-rilassamento dei vari gruppi
muscolari dalla parte bassa del corpo a quella alta, abbinati al
ritmo respiratorio (alla contrazione l'atto inspiratorio, mentre
il rilasciamento è accompagnato dalla fase espiratoria),
ed intervallati da fasi di ripresa della concentrazione sulla sola
respirazione.
Infine, è doveroso porre l'attenzione
a quei soggetti affetti da disturbo d'ansia generalizzata, disturbo
da attacchi di panico, "depressione mascherata", claustrofobia,
fobia specifica poiché il "setting" del rilassamento
potrebbe causare un certo disagio; in tale occasione (non così
rara anche in ambito sportivo) uno psicologo sportivo, con competenze
anche cliniche, troverà insieme all'atleta un modo "personalizzato"
per raggiungere, comunque, il controllo dello suo stato di attivazione
che rimane possibile e che, anzi, in queste persone, assume una
doppia valenza: terapeutica e di preparazione mentale. Buoni risultati
sono stato ottenuti anche attraverso l'ausilio del Biofeedback
(elettromiografico, termocutaneo, della frequenza cardiaca, attività
elettrodermica) mediante il quale viene facilitato il controllo
della funzionalità neurovegetativa del soggetto.
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