Salvo Russo Inviato il 5 /10 /2013 alle ore 19:12 | Gentile Ulisse, innanzitutto grazie per averci scritto e scusi per il ritardo nella risposta. Il doppio ruolo, allenatore-genitore, è possibile, ma molto difficile. Trattandosi di categoria allievi (settore giovanile con un discreto contenuto agonistico) allenerà ragazzi già fisicamente formati, ma che invece sono in piena fase adolescenziale. In questa fase, il ragazzo sente due forze contrastanti: da una parte, il sempre crescente desiderio di indipendenza dalle figure di riferimento, dall'altra il bisogno di rassicurazioni e stabilità proveniente dalla stesse figure genitoriali. Non sono insolite, in questo periodo, "ribellioni" a fasi alterne miste a momenti di fragilità dove emerge una forte dipendenza dai genitori. Anche per il genitore questo periodo della vita dei figli è impegnativo spesso oscillando tra il desiderio di evitare ai figli delle "inutili" sofferenze e la constatazione che i figli spesso decidono di fare di testa loro. L'allenatore, sia a livello giovanile che in prima squadra, è una figura con elementi "genitoriali" e spesso atleti che hanno un cattivo rapporto col padre rischiano di avere problemi anche con l'allenatore. Detto questo, la storia sportiva ci dice che in più occasioni il padre è stato l'allenatore (talvolta di successo) del figlio (es. Maldini padre e figlio). Ascoltando le loro storie è evidente come entrambi i protagonisti si siano, però, dovuti districare tra dinamiche di gruppo e sentimenti familiari non sempre di facile gestione. Le faccio i miei più sinceri in bocca al lupo. Salvo Russo |