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Forums | velocità | la partenza  
Autore Messaggio
paolo
Inviato il - 1 /3 /2004
alle ore 18:5
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la partenza
sono un centrometrista e vorrei migliorare la partenza, il mio allenatore dice che è solo un problema di testa il mio perchè sul resto mi vede molto preparato.
come posso fare?
Giorgio Merola
Inviato il 2 /3 /2004
alle ore 12:2
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La partenza determina buona parte della prestazione in una gara di 100 metri. Oltre al tempo di reazione, in cui si possono perdere anche 10 o più centesimi rispetto ai grandi partenti (0"12-0"14 o addirittura meglio i più forti),c'è il rischio che venga coinvolta anche la fase di messa in moto dei primi appoggi. Infatti l'atleta, vedendosi dietro (poichè è partito un decimo dopo) rischia di irriggidirsi è non assumere il giusto assetto che gli permetta di impostare correttamente il resto della gara. Quindi, da un punto di vista psicologico, bisogna intervenire a due livelli: per favorire il tempo di reazione stesso, e per rispondere bene ad un eventuale svantaggio nei primissimi metri di gara.
Fondamentalmente è importante arrivare alla gara, carichi per poter esplodere come una molla dai blocchi, ma, al tempo stesso rilassati e concentrati. L'adrenalina che sale è considerata una forma di ansia positiva che favorisce addirittura la prestazione. la rilassatezza può essere facilitata da tecniche come il training autogeno. Aggiungo che uno dei problemi al via è quello di avere troppi pensieri per la testa e di sentirsi in dovere di scacciarli. Ebbene un consiglio potrebbe essere quello di non imporsi niente. Verrà in seguito naturale avere la mente più sgombra, sarà invece controproducente dirsi frasi del tipo "non ci devo pensare..." "mannaggia! Di nuovo quel pensiero..".
Pensiamo piuttosto a quello che dobbiamo fare, concentriamoci sulle sensazioni.
Per quanto riguarda il secondo aspetto sul quale intervenire (vederci dietro ai primi metri), sarà opportuno effettuare sedute di imagery (visualizzazione) in stato di rilassatezza immaginando di partire dietro e recuparare.
Questi sono ovviamente solo degli spunti:è ovvio che un buon intevento psicologico implica un percorso individualizzato e specifico.
paolo
Inviato il 10 /3 /2004
alle ore 18:45
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ti ringrazio per la risposta e per la professionalità trasmessa. complimenti e consiglierò questo sito ai miei compagni.
Claudia
Inviato il 3 /10 /2004
alle ore 12:20
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Vorrei dei consigli sulla preparazione mentale per il salto in lungo. Da dove cominciare e se conviene scomporre l'esercizio in più parti o preparalo mentalmente "intero" (scelta della rincorsa, rincorsa, stacco, fase di volo e caduta...). Vorrei, inoltre, fare i complimenti al dr. Merola anche perchè ho letto un suo articolo sul sito della SIPSIS riguardante la difficoltà di inserimento dello psicologo sportivo nel modo dello sport e l'ho trovato molto interessante.
Grazie
Giorgio Merola
Inviato il 19 /11 /2004
alle ore 23:7
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Nella psicologia dello sport vengono distinte le discipline "open skill", caratterizzate cioè da abilità che prevedono un'attenzione non focalizzata su unico elemento o su una sola situazione ma rivolta invece a una moltitudine di imput provenienti dal campo di gioco (es. calcio, pallavolo, ecc.), e le discipline "closed skill" in cui l'attenzione è focalizzata come ad esempio nel caso degli sport con bersaglio.
Il salto in lungo, che è sempre stato considerato una disciplina "closed skill", è stato recentemente interpretato da alcuni autori come parzialmente "open skill" (Madella, 1996- Atletica Studi). Questa ipotesi si è sviluppata in seguito ad una scomposizione analitica di questa specialità. Sembrerebbe infatti che, oltre alle indiscutibili doti tecniche, il saltatore debba presentare anche uno stile cognitivo particolare. La lunghezza del salto sarebbe infatti determinata in gran parte dalla "gestione" degli ultimi 3- 4 appoggi che viene "programmata mentalmente", anticipata, già negli appoggi precedenti. Ti sarà capitato, da lunghista, di "fare i passetti" prima dello stacco e ti sarai resa conto che spostare minuziosamente il riferimento di partenza della rincorsa spesso non cambia le cose. Sicuramente in situazioni come questa l'aspetto psicologico è determinante. Lavorare con imagery sull'esecuzione del salto può sicuramente agire positivamente su questi aspetti: sia per ridurre l'ansia che accompagna la gestione della rincorsa specialmente in una situazione agonistica, sia per programmare e SENTIRE la rincorsa. Inoltre i lunghisti, anche abbastanza naturalmente, utilizzano molto il ritmo (vedi ad esempio anche il battito di mani del pubblico che scandisce la rincorsa oltre che incitare e caricare l'atleta)e le sensazioni di elasticità ed esplosività che provano durante l'esecuzione di questo gesto atletico. Per quanto riguarda l'opporuinità di scomporre il salto in lungo nelle sue fasi per l'eventuale intervento psicologico, questa dipende molto dalle carenze e i punti di forza dello specifico atleta e, soprattutto, lavorare sulla scomposizione o invece su tutta l'esecuzione, possono essere due metodi complemetari e che non si escludono.

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