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Forums | dinamiche di gruppo | problematiche negli esordienti  
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civigigi
Inviato il - 28 /11 /2006
alle ore 22:3
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problematiche negli esordienti
sono un istruttore di scuola calcio che allena una squadra di esordienti (94/95. ultimamente sono stato investito da una serie di lamentele dai genitori dei più giovani perchè i loro figli hanno raccontato che alcuni 94 dopo gli allenamenti, nelle doccie,fanno esibizioni dei loro attributi in maniera esagerata. come mister lascio abbastanza libertà nello spogliatoio,che considero una vera palestra di vita dove si impara a farsi rispettare e a confrontarsi con gli altri. resta inteso che mediamente ogni 3/4 minuti io e i miei collaboratori facciamo un incursione di controllo per verificare che tutto resti comunque sotto controllo.sbagliamo? dovremmo essere più presenti? o forse dobbiamo far comprendere ai genitori che sono cose "normali" sempre successe in determinati ambiti?tranquillizzo che da nostre ulteriori indagini discrete con i ragazzi abbiamo appurato che non si è trattato altro che di bravate che hanno provocato ilarità. la mia vera preoccupazione e che le polemiche dei genitori arrivino ai ragazzi e facciano vedere loro queste bravate con gli occhi degli adulti. c'è qualcuno che mi puo' aiutare? ciao.
Salvo Russo
Inviato il 28 /11 /2006
alle ore 23:43
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La fascia di età nella quale lei si trova impegnato in qualità di Allenatore degli Esordienti (tra i 12-13 anni) è per i ragazzi definita pre-adolescenziale o prima adolescenza. Nelle ragazze (che crescono un po' prima) questa fase avviene con 1 o 2 anni di anticipo. Una delle caratteristiche di questo periodo di crescita è l'inizio della trsformazione corporea che, ovviamente, non avviene per tutti i ragazzi allo stesso modo e nello stesso momento. Il gruppo dei pari (es. i compagni di squadra) può essere importante per superare le paure relative al cambiamento. Il "compararsi" in tal senso (peraltro molto comune) è uno dei modi con cui questi ragazzi condividono questo periodo della loro vita. Tutto fisiologico, dunque. Quello che lei ed i suoi collaboratori dovreste osservare con attenzione è che il tutto avvenga serenamente e che l'ilarità (tipica dell'età) sia condivisa dai ragazzi e non diretta contro qualcuno in particolare. Alcune fobie (per esempio quella di fare la doccia davanti agli altri compagni di squadra) si possono strutturare proprio a quest'età. Un'altra cosa di cui io mi occuperei è tentare di capire chi e come ha trasmesso queste informazioni ai genitori in oggetto per essere sicuri di avere tutte le informazioni utili a disposizione ed anche per essere certo che non siano "passati" messaggi distorti....
Buon lavoro Mister. Lavorare con ragazzi di quest'età è sempre molto stancante, ma al tempo stesso affascinante e gratificante!
civigigi
Inviato il 29 /11 /2006
alle ore 21:52
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innanzi tutto ringrazio per aver risposto alla mia richiesta di aiuto cosi rapidamente.Proprio lunedi sera dopo l'allenamento ,ho consegnato ai genitori dei miei ragazzi una lettera dove,tra l'altro ribadivo i concetti da te espressi(mi permetto di darti del tu....). come del resto ai ragazzi ho ribadito quali sono le regole fondamentali che devono esistere in un gruppo e, tra l'altro, ho ricordato il "contratto" stipulato con me all'inizio della stagione (da un'idea della psicopedagogista Lucia Castelli trovata sul Nuovo Calcio anni fa')dove sono elencati i diritti e doveri che devono avere.spero che questi passi facciano in modo che la nostra squadra (che io amo definire "l'isola felice")ritorni a percorrere tranquilla il suo cammino.ho anche pensato di organizzare una serata con i genitori non solo della mia squadra ma coinvolgendo anche quelli dei ragazzi inseriti nella scuola calcio.pensi che sia giusto? il tema della serata potrebbe prendere spunto dalle problematiche che i cambiamenti dei nostri ragazzi spesso trovano noi genitori impreparati e, nell'ambito specifico,i comportamenti che noi istruttori dobbiamo tenere a proposito.non è che passi da queste parti prossimamente?(sono in provincia di lecco....quel ramo del lago di.....)altrimenti chi posso contattare nella mia zona? personalmente ho un debole per la dottoressa Lucia Castelli che sicuramente conosci (ho assistito a diverse sue conferenze )ma non riesco a trovare un aggancio in rete.se puoi fammi sapere.sappi che dalle nostre parti c'è un mister che ti deve stringere la mano per ringraziarti dell'attenzione che gli hai dedicato. ciao. gigi.
Salvo Russo
Inviato il 30 /11 /2006
alle ore 10:40
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Conosco personalmente Lucia Castelli e condivido la stima che tu provi per lei. So anche però che lei è molto impegnata (vive e lavora a Bergamo) e pertanto potrebbe avere difficoltà a venirvi a trovare. Nonostante ciò, se mi mandi via mail i tuoi dati, la contatterò personalmente per vedere se magari un saltino a Lecco lo può fare; in alternativa ti segnalo il Dr. Emanuele Arioli (Educatore formato alla psicologia dello sport) che fa parte dello staff del sito e che può invece contattare direttamente dal nostro portale (pagina dedicata ai "nostri specialisti"). Sono lieto che tu abbia gradito la mia risposta sul forum ed attendo tue notizie via mail.
Marco
Inviato il 7 /6 /2007
alle ore 15:28
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Nella mia esperienza di allenatore di una squadra di pulcini (10-11 anni) mi è capitato di avere a che fare con bambini che in campo giocavano abbastanza contratti, timorosi e poco spensierati. Credo che sia una cosa, sotto certi aspetti, normale dovuta al carattere ma mi chiedo: cosa è meglio fare e come agire con questo tipo di bambini? Grazie
Salvo Russo
Inviato il 7 /6 /2007
alle ore 15:55
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Tra gli 8 e 10 anni i bambini scelgono di giocare a calcio per diverse motivazioni: trarre piacere dall'azione sportiva, muoversi pensando, sapersi assumere dei rischi calcolati e saper vivere in gruppo. L'obiettivo dell'insegnamento del calcio a quest'età dovrebbe potersi riassumere in questa frase:"muoversi con competenza tecnico/tattica, insieme ad altri coetanei per raggiungere obiettivi comuni divertendosi". Non sempre ciò avviene, il più delle volte (considerata l'età dei giovani calciatori) a causa degli adulti. Per gli approfondimenti di questo tema, le consiglio il seguente libro, da poco pubblicato, i cui autori sono psicologi impegnati presso la Scuola Calcio Federale dell'Acqua Cetosa di Roma. "Lo psicologo dello sport nella scuola calcio", Benedetti, Landi e Merola, 2006, Edizioni Luigi Pozzi. La saluto cordialmente
Marco
Inviato il 30 /11 /2007
alle ore 17:3
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Alleno una squadra di esordienti (classe 1996) e proprio ieri sera è successo che due di loro hanno litigato con un compagno. Capita a volte che uno di questi (solo lui) in particolar modo se la prende con un altro e lo infastidisce ma di solito quest'ultimo non è che gli da tanto peso. Invece ieri sono andati oltre (non alle mani solo che uno si è messo a piangere). Io come mister sul campo da sempre cerco di soffocare atteggiamenti di sopraffazione o suprusi ma non posso essere sempre presente nella loro vita o nello spogliatoio.
Come mi devo comportare ora ed in futuro?
Grazie
Salvo Russo
Inviato il 3 /12 /2007
alle ore 19:28
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Talvolta gli allenatori si trovano a dover affrontare negli spogliatoi e nei campi sportivi problematiche che hanno chiaramente origini al di fuori dello sport. Vedi appunto il caso da lei descritto. L'aggressività negativa evidenziatasi nello spogliatoio della sua squadra di esordienti certamente trova le sue origini nell'educazione e negli esempi di comportamento che questi ragazzini ricevono all'interno delle rispettive famiglie. Il consiglio che mi sento di darle è quello di convocare i genitori dei giovani atleti interessati nella vicenda raccontando l'accaduto e cercando di trovare insieme a loro delle soluzioni. L'allenatore proporrà qualcosa da fare in campo per valorizzare gli aspetti positivi dello sport ed i genitori dovranno fare altrettanto a casa. L'esperienza insegna che far sottoscrivere ad atleti e genitori, ad inizio stagione, delle norme di comportamento da attuare "dentro e fuori" dal campo facilita l'importantissimo compito educativo di allenatore e genitori per la crescita psicofisica degli atleti di una squadra di giovani calciatori. Il compito è certamente arduo, ma al tempo stesso unico ed affascinante. Buon lavoro
Marco
Inviato il 5 /12 /2007
alle ore 13:35
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Grazie per la risposta come sempre puntuale ed interessante.
Ho un altra domanda: come è meglio comportarsi quando si ha a che fare con bambini particolarmente timidi?
Salvo Russo
Inviato il 6 /12 /2007
alle ore 18:58
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Ad 11 anni la personalità non è, per definizione, ancora strutturata. Pertanto le caratteristiche psicologiche di un ragazzino di quell'età sono in continua evoluzione. Generalmente il fisico presenta i caratteri più da bambino anche se possono già essere evidenti (vedasi accrescimento delle ossa lunghe) i primi segni dello sviluppo psicofisico che sarà prepotente nella pubertà. La particolarità di questi anni è che ogni singolo individuo ha i suoi tempi di crescita ed evoluzione. Inoltre, va considerato che ciascuno reagisce alle trasformazioni (proprie ed altrui) in maniera differente. Un ragazzino può dimostrarsi timido fino a 10-11 anni e poi trasformarsi in estroverso negli anni seguenti. Come comportarsi allora da allenatore di fronte a tale evenienza? Direi che essere presenti in maniera discreta può essere una buona soluzione. Osservare discretamente le dinamiche di gruppo ponendo attenzione a che tutti i componenti (con i loro tempi) possano esprimere la propria personalità, mi sembra un'ottima cosa. Quello che non dovrebbe succedere è che, a causa della timidezza di qualcuno, altri ragazzini possano inserire propotenza, prevaricazione, bullismo e gratuita aggressività di tipo non costruttivo. L'allenatore quale rappresentante di una generazione precedente (con l'aiuto dei dirigenti e dei genitori) aiuterà i ragazzini a rispettare le regole vere dello sport che prevedono, tra l'altro, il rispetto di chi sembra, almeno apparentemente, diverso da noi. Anche questi sono argomenti davvero delicati e su di essi è difficile intervenire come adulti; credo, però, che ne valga la pena considerando che generalmente tutti gli ex giovani calciatori (la maggior parte di loro non diventerà mai un calciatore professionista) ricordano i periodi trascorsi nelle giovanili delle rispettive squadre di calcio come momenti importanti della loro vita.
Australia
Inviato il 10 /2 /2015
alle ore 10:42
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Buongiorno, vorrei riportare questo episodio per avere un'opinione a riguardo. Mio figlio di 10 anni gioca negli Esordienti in una squadra di serie A. Qualche giorno fa l'allenatore, nello spogliatoio, ha detto ai ragazzi che se qualcuno, durante l'allenamento che prevedeva un lavoro a coppie, non fosse stato contento del proprio compagno perché era scarso o non passava bene la palla, avrebbe potuto cambiare compagno. E così è successo: un bambino mancino non riusciva a fare passaggi perfetti con il piede destro, allora l'allenatore ha chiesto al suo compagno "se voleva lavorare con quel bambino". Il compagno ha detto "no" e allora l'allenatore ha detto al bambino che se non si impegnava se ne sarebbe andato.
Io sono rimasta molto colpita da questo fatto perché l'atteggiamento dell'allenatore mi sembra totalmente contrario allo spirito di coesione, di solidarietà e di fiducia che dovrebbe esserci fra i giocatori. E' già una squadra nella quale regna una competizione spinta e un marcato individualismo, mi pare che un insegnamento del genere esasperi soltanto la competizione e non favorisca per niente lo spirito di squadra, ma forse l'aspetto più negativo è che insegna ai ragazzi a giudicare i compagni! Gradirei avere un'opinione a riguardo.
Grazie.
Buona giornata
Salvo Russo
Inviato il 15 /2 /2015
alle ore 19:12
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Gentile Signora, grazie per averci scritto. Da quanto lei ci racconta non sembra che l'allenatore abbia mandato dei messaggi positivi al gruppo. Nonostante ciò, bisogna dire che non è facile (dalla tribuna genitori) capire esattamente ciò che accade in mezzo al campo. Mi dice che l'ambiente è altamente competitivo (difficilmente potrebbe essere diverso in una scuola calcio di serie A) e che suo figlio a 10 anni gioca già negli Esordienti (se non erro a quell'età dovrebbe giocare ancora nei Pulcini). Io credo che a quest'età l'elemento educativo deve essere primario, ma anche che ogni allenatore ha un proprio metodo per tentare di "tirar fuori" il meglio dai propri piccoli calciatori. Per capire, dunque, se l'intervento del mister è stato realmente dannoso o meno, bisognerebbe parlare col bambino in questione (quello che se non si impegnava sarebbe stato mandato via) per vedere come lui ha vissuto quel richiamo. Capito questo, ogni genitore che iscrive il proprio figlio in una scuola calcio di "Serie A" dovrebbe sapere che forse quello non è il luogo privilegiato per trasmettere al proprio figlio valori quali la lealtà, l'onesta, la coesione e la solidarietà. Molto spesso sono proprio i genitori i primi ad avere aspettative (talvolta non pienamente consapevoli) sulle prestazioni sportive dei figli quando scelgono "società importanti" per far fare sport ai loro figli. IN conclusione, se non si trova in sintonia con i metodi formativi usati nella sua scuola calcio, le consiglio di cambiarla. Ne scelga una che non ha una prima squadra in nessuna categoria e che, quindi, è per natura esclusivamente interessata al lavoro sui piccoli calciatori senza secondi fini. Spero di essere stata utile.

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